Vedere il tempo

Anno di creazione 2002
Tecnica Stampa ink-jet opaca
Dimensioni 140x102 cm
Provenienza Donazione Anna e Valentino Turchetto, 2013
Ubicazione Palazzo Caiselli, Secondo piano, studio n. 83
Autore Guido Sartorelli (Venezia, 1936Venezia, 2016)

Vedere il tempo è simile ad una sequenza di fotogrammi, la cui scansione segnata da minime differenze fra uno scatto e l’altro suggerisce il lento passaggio del tempo come modificazione graduale e costante, ripetitiva e quindi ciclica. La successione/reiterazione di oggetti come le statue della facciata di un palazzo storico, le chiome degli alberi, le inquadrature del cielo e gli uccelli in volo sono elementi ricorrenti in opere simili, come Civitas (1983), Venezia (1984) e Secondo palazzo del tempo (1986), quest’ultima particolarmente affine alla presente stampa.

I centri abitati, protagonisti delle fotografie dell’artista, si pongono come una sorta di stratificazione morfologica che riflette il carattere della società che li abita. La città di Sartorelli, secondo le sue stesse parole, è «soprattutto un pretesto per tentare di riunire nello spazio dell’opera sia l’esperienza dell’analisi che quella della sintesi come per ricomporle nella sfera unica della conoscenza» (Riccardo Caldura e Guido Sartorelli, Ritratti di città, in Guido Sartorelli, Europa o cara, Supernova, Venezia 2001, p. 3). Non semplice “studio” della città, ma “sintesi” delle immagini di luoghi specifici e molteplici punti di vista. È un’indagine sull’identità della città contemporanea condotta in modo analitico, cogliendone i particolari attraverso la fredda oggettività del mezzo fotografico, ma alterandone i risultati con il taglia-incolla e rielaborando le immagini di partenza. Facendo questo, l’artista accetta di correre il rischio del possibile fraintendimento da parte dell’osservatore di apparire parziale e prettamente personale.

La fotografia diviene mezzo ideale e immediato per rappresentare/interpretare la società contemporanea, mobile e in continua revisione dei suoi valori, a differenza della pittura che, per la sua lenta esecuzione e per la solidità dei valori cui generalmente si appoggia costituisce, invece, testimonianza di una società, secondo l’artista, ormai scomparsa. Tuttavia la pittura di Cézanne rimane il punto di partenza della riflessione di Sartorelli per la molteplicità dei dati ottici. L’uso della macchina fotografica è volutamente dilettantesco, secondo un trattamento di «poverismo» ideologico che non intende tener conto dei progressi tecnici digitali, poiché ciò che preme all’artista è quello che sta dietro l’obiettivo; il lato tecnico è puramente strumentale e non deve interferire con il processo mentale dell’opera.

 

Bibliografia: Guido Sartorelli, Per pretesto e per amore. Immagini e parole intorno all’arte e alla città 1968-2004, Supernova, Venezia 2004, tav. IV.