Già negli anni Sessanta, Nane Zavagno si dimostra particolarmente attento alla tecnica del mosaico, inizialmente creando una serie di rosoni le cui tessere sono costituite da piccoli sassi ovali che l'artista raccoglie lungo le rive del fiume Tagliamento, spaccati a metà e disposti cerchi concentrici. Durante gli anni Novanta, l'artista realizza pannelli musivi dotati di ampie campiture chiare spezzate da macchie di tessere colorate di materiale diverso, marmo e smalti. In questo periodo, Zavagno progetta i grandi mosaici della mensa universitaria di via Cotonificio, dei pannelli sagomati in forma di poligoni irregolari che richiamano le coeve sculture e i dipinti. Due pannelli si affrontano l'uno con l'altro, senza toccarsi, in un gioco di rientranze e sporgenze, mentre il terzo pannello, collocato sulla parete opposta, rompe la regolarità del rettangolo, mettendone in crisi la forma.

L'esecuzione è stata realizzata dagli allievi della Scuola dei mosaicisti di Spilimbergo su progetto di Zavagno.