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Ninfa

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Nelle sue sculture, Giancarlo Franco Tramontin semplifica le forme del corpo umano fino all'estremo, levigando il marmo e il legno al massimo grado possibile di pulitezza. Nell'arco della sua lunga carriera, l'artista dimostra di aver interiorizzato la lezione di Brancusi e di Moore, attraverso la fondamentale mediazione di Alberto Viani, suo maestro, come si può osservare in opere come Antropociottolo (1986), Nudo coricato e Figura sdraiata (1996).

Rispetto alla produzione precedente, le sculture degli anni Novanta, come la Ninfa della collezione universitaria, presentano un aspetto meno astratto per diventare più marcatamente antropomorfo, con una prevalente attenzione per la femminilità, intesa come entità feconda e creatrice. Proprio in questo momento riaffiorata in tutta la sua intensità l'influenza della statuaria classica, con cui l'artista è entrato in contatto diretto durante un viaggio in Grecia, compiuto in gioventù grazie a una borsa di studio vinta nel 1956.

Le nuove sculture si assottigliano in un mezzo rilievo lucido e perfetto, i soggetti sono dei nudi acefali e privi di braccia, dalla silhouette elegante dolcemente tesa in un lieve accenno di danza. Facendo propria una cifra stilistica desunta dalle opere di Viani degli anni Settanta, come, ad esempio, l'Odalisca (1974), Tramontin traccia delicatamente sul marmo poche semplici linee curve che danno indicazione degli attributi sessuali e lascia in rilievo un capezzolo tondeggiante, mantenendo  però una certa ambiguità di genere nelle figure, la cui identità è svelata dai titoli tratti dall'arte e dalla mitologia greca: Afrodite (1990), Efebo (1990), Nike (1991) e la presente Ninfa.  

Bibliografia: Giusi Sartoris (a cura di), Giancarlo Franco Tramontin, Edizioni della Laguna, Mariano del Friuli 1997, pp. 144-145