Arte.UniUD

I gelsi

  • Anno: 1976
  • Tecnica: Olio su tela
  • Dimensioni: 90x120 cm
  • Provenienza: Acquisto ex Consorzio universitario
  • Ubicazione: Palazzo Antonini-Cernazai, Sala Atti
  • Autore: Albino Lucatello - Venezia, 1927 - Udine, 1984
i-gelsi.jpg

Dopo il periodo veneziano degli anni Cinquanta,  maturato all’insegna del neorealismo con opere consacrate all’umanità di fatica, quella degli operai, delle mondine e dei carbonari, nel decennio successivo Lucatello sposta la sua indagine artistica sul rapporto fra uomo e natura. È il contatto con la terra friulana, sua nuova casa, che apre all’artista nuovi orizzonti, come si evince dalla pittura di paesaggio: i periodi delle Nature del Friuli, le colline di Buja, le Terre del Tagliamento, i gelsi e i Musi, ovvero le montagne tarcentine. È una realtà sondata nel particolare, nel microcosmo naturale fatto di alberi, di sassi di fiume, di piccole cose attraverso una pittura di segni appena tracciati e pennellate sommarie che ambisce, però, ad una valenza universale. L’artista rinuncia, perciò, a una resa inutilmente descrittiva, prediligendo un impianto compositivo semplice e schematico e una stesura del colore altrettanto sintetica ed immediata. La pennellata si fa intuitiva e vibrante, si destreggia fra impulso e concentrazione. Il colore manifesta l’influenza della tradizione veneta paesaggistica, ma spesso viene spremuto direttamente dal tubetto, creando dei grumi di materia sporgente simili al fare pittorico di Mathieu; ciò è evidente soprattutto nei dipinti appartenenti alla serie dei Momenti solari.

Proprio per il forte aggancio alla realtà, le opere di Lucatello non sono assimilabili solamente all’informale; offrono una visione lirica, interpretativa, del paesaggio friulano.

L’artista preferisce dipingere composizioni di grande respiro, tuttavia nella serie dei Gelsi, di cui il presente dipinto fa parte, la tensione creativa sembra essere costretta nel limite costruttivo posto al centro della tela, in una sorta di recinzione. Le sgocciolature nere, che richiamano le chiome e la corteccia nodosa dei gelsi, debordano da questa sorta di delimitazione precostituita, come un’energia impossibile da reprimere.