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Friuli, una sera e poi ... 3

  • Anno: 1980
  • Tecnica: Litografia
  • Dimensioni: 530x430 mm
  • Provenienza: Donazione
  • Ubicazione: , Stanza L1-02
  • Autore: Arrigo Poz - Castello di Porpetto, 1929 - Risano, 2015
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L'opera fa parte di una serie di litografie intitolata Friuli, una sera e poi ..., composta da sei versioni, ciascuna delle quali si distingue per il diverso colore dello sfondo, grigio, giallo, rosso, viola, blu, nero. Arrigo Poz riprende con il medesimo titolo un tema trattato pochi anni prima, quello del sisma che ha colpito il Friuli la sera del 6 maggio 1976. Messo di fronte al terribile evento, l'artista ha impresso su dodici litografie la disperazione della popolazione coinvolta. Mentre il precedente ciclo si è sviluppato come un vero e proprio racconto per immagini, quello del 1980 concentra l'accaduto in una singola immagine, come una sorta di emblema. Dall'alto una forza distruttrice sembra abbattersi con violenza sulla sommità di una costruzione in rovina, ai cui piedi si delineano già le prime impalcature in vista della ricostruzione. Poz riesce a riunire in una sola, semplice, raffigurazione il prima e il dopo della tragedia. 

Pittore e grafico formatosi presso lo studio di Giuseppe Zigaina, Poz aderisce al neorealismo friulano in forma meno politicizzata, concentrando il suo interesse sul mondo contadino locale, popolato da braccianti stremati distesi a riposare nei campi, di cui si ricordano Riposo in campagna (1954), e donne al lavoro, come Spigolatrice (1950). L’influenza del maestro neorealista si fa sentire in particolare in dipinti come Giornalaio ambulante (1952), le cui fattezze, unite al trattamento del colore a olio, rivelano la conoscenza anche della pittura di Renato Guttuso. È un mondo dove il tempo sembra essersi fermato, dove non c’è traccia di quel progresso tecnologico che ha consentito in Italia il boom economico degli anni Cinquanta e Sessanta. Come ha scritto Carlo Sgorlon in Profilo di Arrigo Poz pubblicato sui Quaderni della FACE del 1973, l’artista pare essere sordo alle mode artistiche, così come alla società dei consumi. Poz sembra interessarsene in una fase più tarda della sua carriera, non per decantarne le conquiste, ma per evidenziarne polemicamente i risultati deleteri: ne sono prova Discarica (1987) e Grande discarica (1992), in cui l’immondizia si riversa in un’enorme fossa, insieme a liquami rossastri simili a rivoli di sangue, a ricordare, forse, il sacrificio pagato dalla terra. 

Negli anni Settanta, Poz procede ad una semplificazione degli sfondi e delle figure; il disegno si riduce quasi a puro contorno, con vaghi rimandi all’opera grafica di Picasso. A questo periodo appartengono le dodici litografie Friuli, una sera e poi, stampate il 6 maggio 1977, presso le Arti Grafiche Friulane, ad un anno esatto dal sisma.