Foucault – Nietzsche
- Anno: 1993
- Tecnica: Olio su tela
- Dimensioni: 284x135 cm
- Provenienza: Dono dell’autore
- Ubicazione: Palazzo Antonini-Cernazai, Secondo atrio
- Autore: Walter Bortolossi - Basilea, 1961
L’opera è composta da due tele di uguali dimensioni agganciate l’una con l’altra a metà altezza, conformemente alla consuetudine di Bortolossi di preparare supporti dalla forma sagomata e composta. L’elemento unificatore è costituito da un piano di colore rosso violaceo che attraversa entrambe le tele, sul quale si agita un gruppo di persone di colore blu, attorcigliate da quello che sembra essere un cavo elettrico rosso. Sul piano poggiano, inoltre, degli oggetti tecnologici, quali una grossa videocamera, una pompa di benzina e un enorme bobina che sprigiona una potente scarica elettrica. Nella tela presente alla destra dello spettatore, il piano e le figure che lo popolano sembrano invece capovolti: ci sono dei gatti rossi e figurette cartoonistiche zigzagate. I colori sono saturi, assolutamente irrealistici e basati su rapporti di complementarietà.
Sempre lungo il piano sono riportate due citazioni tratte da Michel Foucault (Le parole e le cose) e da Friedrich Nietzsche (Sull’utilità e il danno della storia per la vita), che rivelano il profondo interesse dell’artista per la filosofia e le sue implicazioni sulla vita contemporanea. A questa si aggiunge, inoltre, la passione per le scoperte scientifiche e il progresso tecnologico. Bortolossi ha dichiarato, infatti, in un’intervista che gli «sono sempre piaciute le enciclopedie, l’utopia del sapere assoluto, la sistematizzazione di tutto lo scibile, la biblioteca di Babele»; ciononostante, egli critica l’autoreferenzialità della cultura umanistica, distaccata dal mondo reale, «dove è invece possibile innestarsi soltanto tramite l’argomento economico e quello scientifico-tecnologico».
La presente opera e l’intera produzione dell’artista propongono delle rappresentazioni emblematiche del nuovo millennio, veloce e caotico, dove non esiste più una gerarchia e una scala di valori che distingua una cultura “alta” da una “bassa”, dove l’arte popolare, spesso presentata da personaggi tratti dal mondo dei fumetti e dell’animazione, si colloca sullo stesso piano delle discipline umanistiche. Personaggi come la cantante pop Christina Aguilera siedono tranquillamente nella stessa stanza con intellettuali del calibro del poeta Rabindranath Tagore. La Storia vede alterata la scansione lineare degli eventi, per procedere invece in un percorso magmatico, indipendente dalla cronologia. La memoria diventa, dunque, “liquida”. Tuttavia il messaggio di fondo dell’artista è sempre coerente e riguarda i problemi della globalizzazione, delle regole selvagge imposte dal neoliberismo sull’economia mondiale e l’ambiguità del progresso tecnico e scientifico. Rimane il fatto che il tentativo di ricerca da parte dell’artista di una spiegazione razionale al caos culturale attuale sembri minato dalla mancanza di senso e da un nichilismo imperante.
Le opere di Bortolossi si collocano a metà strada fra il citazionismo degli anni Settanta e Ottanta, da cui l’artista fa proprio l’uso della citazione estrapolata dal contesto originario e la Pop Art americana, con la quale condivide l’interesse per la cultura popolare. Ad accomunare entrambe le tendenze, il medesimo mezzo espressivo: la pittura a olio su tela.
Bibliografia: Alessandro Del Puppo, Le tendenze attuali, in Paolo Pastres (a cura di), Arte in Friuli. Dall’Ottocento al Novecento, Società Filologica Friulana “Graziadio Isaia Ascoli”, Udine 2010, p. 378.