Romano Perusini
Romano Perusini nasce a Pozzo di Codroipo (UD) nel 1939.
Svolge gli studi classici a Pordenone per poi trasferirsi a Milano dove inizia gli studi universitari. Dal 1960, grazie alla conoscenza di Lucio Fontana, decide di dedicarsi interamente alla carriera artistica.
Si trasferisce a Venezia entrando in contatto con le innovative ricerche della Galleria del Cavallino, dove nel 1967 presenta le sue Sintesi razionali. L'anno successivo partecipa alle azioni dei movimenti giovanili miranti in particolare al rinnovamento della Biennale d'Arte. A partire dai primi anni Settanta insegna scenografia all'Accademia di Belle Arti di Venezia passando poi alle Accademie di Belle Arti di Palermo, Torino e Milano, dove ha coordinato il Dipartimento di Discipline per lo Spettacolo e Multimedia.
Nel settore progettuale per lo spettacolo ha curato allestimenti per La Biennale Musica di Venezia, per il Festival del Mediterraneo, per le Giornate della Cultura Italiana al Filarmonico di Sumy, per il Festival Mozart all’auditorium del MART di Trento e Rovereto. Ha inoltre coordinato, con Ezio Frigerio, per il Piccolo Teatro di Milano e il Dipartimento di Discipline per lo Spettacolo dell’Accademia di Brera gli Incontri di Scenografia, in occasione del Festival dei Teatri d’Europa del 2000.
Sensibile ai problemi sociali, ha promosso iniziative di specifico interesse culturale quali: “Friuli: Memoria, Partecipazione, Ricostruzione” (1976, con David Maria Turoldo, Nani Valle, Italo Zanier); i piani culturali di fattibilità per il Centro polivalente di S.Lorenzo di Castello a Venezia (1978, con Ugo Camerino e Giandomenico Romanelli); per il Museo del Vajont a Longarone (1983); per il Centro culturale del Comune di Viadana (1999).
Parallelamente all’insegnamento ha costantemente seguito un’attività di ricerca in campo artistico presentata in importanti appuntamenti espositivi e nel cui ambito sono stati assegnati i seguenti significativi riconoscimenti: Premio Edison Montecatini,Premio di pittura Mestre, Premio di pittura alla 55^ Bevilacqua La Masa, Premio della Radio Televisione Italiana al 22° Premio Michetti, Premio Città di Garda, Premio Termoli, Premio Gallarate, Premio Una vita per l’arte dell’Associazione Pro Cultura di Trento.
Conclusa per età l’attività didattica all’Accademia di Brera a Milano, si trasferisce a Trento. Qui partecipa alle attività dell’Osservatorio per I Beni Culturali d’interesse religioso della Diocesi e della Provincia autonoma e contribuisce alle iniziative a beneficio dei musei locali.
La sua opera parte dai primi collage colorati riconducibili all'informale e che hanno come tema la tensione generata dalla guerra fredda, in particolare nella serie L'atomo distrugge la vita (1961). La sua ricerca artistica prosegue poi nelle sperimentazioni a rilievo monocrome che caratterizzano le opere degli anni Sessanta. Nelle Sintesi razionali e nei Rilievi Sensibili, Perusini cerca di ricollocare gli elementi della realtà, tramite un processo di sintesi, in utopie monocrome che prendono vita attraverso il dialogo che si instaura tra la luce, i movimenti dell'osservatore e i sottilissimi rilievi geometrici che l'artista appone sulla tela.
Dopo questa prima serie, la ricerca di Perusini si orienta verso il tema, molto sentito negli anni Settanta e tuttora attuale, dell'alienazione tecnologica. Sulla tela i campi geometrici diventano meno definiti e delle semisfere sovrapposte e segmentate in scale di grigi irrompono in uno spazio non più utopistico.
La fine delle utopie è, di fatto, il filone di ricerca che caratterizza le opere degli anni successivi: prima attraverso la serie delle Figure della memoria, che inizia attorno al 1976, dove rielabora le figure della cultura antropocentrica del pensiero umanistico dei Duchi di Urbino di Piero della Francesca, e poi tramite la serie dei Metacronos dove l'atmosfera metafisica trova il suo apice. Attraverso le opere della serie Metacronos, che costituiscono parte di questa mostra, edifici isolati e ieratici si impongono su un fondo vuoto, bianco o desolato. Dalla metà degli anni Novanta, inoltre, è molto presente l'elemento del sacro, dove l'artista ritrova gli elementi di una spiritualità che prima era trasversalmente allusa tramite i richiami meditativi dei monocromi.
Il campo di ricerche di Perusini, negli anni 2000, è passato progressivamente a varianti formali ottenute con elaborazioni della superficie del supporto, dapprima senza rinunciare alla monocromia e in seguito includendo, strato per strato, la scala completa dei grigi, poi producendo insiemi modulari ripetuti ad libitum, introducendo particolari architettonici e, più avanti, nelle cosiddette Diacromie, sperimentando i metodi di automazione della computergrafica, fino a soffermarsi, recentemente, sulle morbide e soffuse prospettive di una pittura metafisica con ambienti abitati da soli effetti di luce. Lo spazio si fa sempre più nitidamente metafisico creando un'aura di silenzio immobile, ma anche di riflessione sulla profondità dell'opera, nella serie di dipinti intitolata L'angolo di Gregor Samsa per 'La Metamorfosi' di Franz Kafka (2000). In ognuna di tali fasi, comunque, prende rilievo e consistenza il pensiero filosofico, che è stato sempre di aiuto "per dare forma sensibile - come lui dice - a un'idea immateriale."
L’artista muore a Trento il 2 marzo 2024.