Grande cipresso

Anno di creazione 1993
Tecnica Acquaforte
Dimensioni 100x66 cm
Provenienza Dono dell’autore, 2008
Ubicazione Palazzo Caiselli, Secondo piano, corridoio
Autore Franco Dugo (Grgar, 1941)

Quest’opera fa parte di un gruppo di acqueforti e puntesecche appartenenti agli anni 1993-1997, incentrato sul soggetto del cipresso. Rispetto alle altre composizioni facenti parte di tale insieme, ovvero Cipresso e paesaggio (1993,1994 e 1995), Cipresso e paesaggio nuvoloso (1995), Cipresso e nuvole (1996), Vecchio cipresso (1997), così come Cipresso al vento (1997), che contestualizzano il singolo albero all’interno di un paesaggio più o meno definito, con questo Grande cipresso l’artista si limita a rappresentare, invece, la porzione mediana del tronco, appena sotto la chioma. Non solo si concentra esclusivamente sul singolo soggetto, ma restringe il campo visivo su una parte specifica, in una sorta di zoom fotografico. Colpisce il virtuosismo tecnico di Dugo nel cogliere ogni nodo, ogni ruga e asperità della corteccia e nel tratteggiare con cura rami, rametti e minuti filamenti. Ciascun particolare viene, infatti, vagliato con attenzione estrema. Questa tendenza alla cura del dettaglio risente di almeno due campi di influenza: uno è l’influsso esercitato dal naturalismo, dovuto alla passione di Dugo per il Rinascimento e il Seicento, di cui sono validi esempi i cicli incisori dedicati a Leonardo, Dürer, Caravaggio e Rembrandt, l’altro deriva, invece, dal confronto con il mezzo fotografico. Come infatti ha scritto Valerio Volpini, la posizione di Dugo «è tesa verso il “naturalismo” con gli occhi accesi dai dagherrotipi e dalle foto» (Dugo. Venti anni di incisione, p. 10). Buona parte dell’arte incisoria di Dugo è, dunque, imperniata sul rapporto fra disegno e fotografia: l’artista affianca l’immagine disegnata, come si vede in alcuni cicli narrativi, come quello dedicato al Ratto della Gioconda, o nei ritratti di famiglia, alla fotografia corrispondente, ridisegnandola e reinventandola allo stesso tempo. Nel Grande cipresso, il confronto diretto con la fotografia non compare, eppure si percepisce la sensazione dell’occhio dell’artista come se fosse l’obiettivo di una macchina fotografica, che ha, per così dire, messo a fuoco il particolare del tronco d’albero. Sarebbe assai riduttivo, tuttavia, considerarlo una semplice istantanea. Il forte chiaroscuro e la differenza quasi netta fra la parte esposta alla luce e la parte in ombra sembrano animare la ricca morfologia dell’albero, i cui rami e filamenti della corteccia paiono simili a innumerevoli zampette brulicanti di vita. Sono aspetti, questi, che conferiscono alla figura un lirismo di ispirazione romantica, testimoniato anche dai paesaggi dell’artista omaggianti la pittura di Caspar David Friedrich.

Di questa incisione si contano tre versioni con lo stesso titolo, ciascuna con una propria variante. Da segnalare, inoltre, una versione realizzata nello stesso anno a sanguigna, grafite e pastelli, quasi identica nelle dimensioni e nel disegno.

Bibliografia: Marco Goldin (a cura di), Dugo. Opere su carta 1979-1993, Marini Editore, Conegliano 1994, p. 84; Dugo. Venti anni di incisione, Stamperia d’Arte Albicocco, Udine 1995, p. 48; Enzo Siciliano, Dugo. Incisioni 1989-1999, Linea D’Ombra Libri, Conegliano 1999, p. 37; Franca Marri, (a cura di), Franco Dugo. Opere 1980-2000, Marsilio, Venezia 2000, p. 138.